
A tanto ammonta la somma che la Corte dei Conti ha stabilito debbano restituire funzionari, ex-ministri, sottosegretari e politici che amministrano la cosa pubblica in maniera “allegra” o comunque non conforme all’interesse comune.
500 milioni che sindaci, assessori, parlamentari e dirigenti di enti pubblici dovrebbero riconsegnare allo Stato. 500 milioni che, invece spariranno, e che ci saranno, in qualche modo, rubati - poiché un emendamento al ddl approvato ieri dal Senato prevede che gli effetti del “processo breve” si estendano anche ai procedimenti contabili e societari.
Un vero assurdo legislativo, che trova conferma nelle parole del procuratore della Corte dei Conti (“Se la sospensione dei termini non è stata prevista, è evidente che i processi pendenti in primo grado verranno quasi tutti estinti. Ma forse è proprio questo l’obiettivo che si vuole raggiungere”) e che indigna quanti continuano a lottare per un Paese migliore. Quanti ogni giorno tentano di far sentire la propria voce ad un Parlamento, ad un Governo, sempre più sordo.
Ma chi trarrà effettivamente vantaggio da questa piccola modifica al disegno di legge? La risposta è semplice: tutti quegli amministratori o membri di società che, fino ad oggi, hanno fatto il bello ed il cattivo tempo con i soldi pubblici. Qualche esempio? L’ex guardasigilli Roberto Castelli, condannato a risarcire lo Stato per circa 110.000 euro in seguito alle indagini sulle consulenze d’oro; il sindaco di Milano Letizia Moratti, sulla cui testa pende, da tre anni, un’inchiesta sulle consulenze del Comune; il senatore Giuseppe Valentino, che ha spudoratamente presentato il provvedimento al Senato e la deputata Iole Santelli (allora sottosegretari dello stesso dicastero della Giustizia che elargiva consulenze ad amici e conoscenti); ma anche, cinque membri del vecchio Cda Rai in quota centrodestra, tra cui l’ex dg Flavio Cattaneo e l’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco per la nomina di Meocci a direttore della Rai (si parla di 50 milioni di euro).
Ma il vero “mandante” nonché “utilizzatore finale” dell’operazione processo breve è ancora lui, il Cav. Silvio Berlusconi, che, con questo provvedimento eviterà di essere condannato per corruzione in atti giudiziari nei processi Mills e Mediaset. Poiché, dimenticavo, il provvedimento approvato al Senato è, ovviamente, retroattivo, perfino per chi ha confessato un reato. Altrimenti sarebbe inutile.
Al diavolo la tutela delle parti offese o la giustizia per le vittime di reato, addio al diritto di risarcimento, alla malora le responsabilità dell’imputato, anche se colpevole. E non importa che per salvarne uno si salvano tutti. Quando la rapidità prevale sull’accertamento della verità siamo nel surreale: la giustizia è diventata una farsa.
Si, mi indigno, ma poi?
RispondiEliminaQuesti continuano a fare quello che vogliono!
In che modo si può impedire tutto ciò?
Non vedo soluzione immediata.
Salvatore Mare
Purtroppo per salvare il Premier e qualche suo "amico" si manda K.O. l'intero sistema giudiziario; secondo l'ANM addirittura sarebbero prescritti il 50% dei processi.
RispondiEliminaDopo il Lodo Alfano il Governo ci riprova, e se servirà, siamo pronti a raccogliere nuove firme...
Cordiali saluti, Luca.