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giovedì 28 ottobre 2010

Le 5 priorità di Fazio: “Se ne realizzasse la metà, ci metterei la firma”

Pubblichiamo l'intervista uscita su Quotidianosanità.it

Per Antonio Palagiano, ginecologo e deputato dell’Italia dei valori, le cinque priorità indicate dell’agenda Fazio (punti nascita, intramoenia, liste d’attesa, farmacia dei servizi e rischio clinico) sono difficilmente realizzabili perchè sarebbero necessarie più risorse e più personale, ma in questo momento “la mannaia di Tremonti che si abbatte anche sulla sanità” lascia poche speranze.

28 OTT - “Cinque progetti molto ambiziosi al punto che se il ministro ne realizzasse la metà, ci metterei la firma”. È scettico Antonio Palagiano ginecologo, deputato capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Affari Sociali e responsabile nazionale sanità del suo partito, sulla possibilità che il ministro della Salute Ferruccio Fazio possa veder realizzati i suoi cinque obiettivi. E a Quotidiano Sanità spiega perchè non ci crede: “Per fare tutto quello che dice ci vogliono più risorse e più persone e in questo momento, con il blocco del turn-over che investe tutti i settori da quello amministrativo a quello medico e infermieristico, purtroppo non è possibile avere un servizio migliore”.
Dunque servono più risorse, ma “la mannaia di Tremonti si abbatte anche sulla sanità. Al di là dei proclami vorrei che si invertisse la rotta: prima di discutere qualunque provvedimento, parliamo dei fondi che sono disponibili. Altrimenti veramente si continua a parlare del nulla”.
Onorevole Palagiano, appurato che mancano le risorse per finanziare i progetti, come si va avanti?
Credo che prima di fare qualunque piano, in sanità, come in qualunque altra materia, bisognerebbe vedere qual è il budget che il Tesoro mette a disposizione e successivamente individuare le priorità. Altrimenti si fa solo propaganda, un esercizio dialettico che confonde il Paese perchè crea delle aspettative alle quali poi non seguono i fatti.
Nello specifico, però, parlando delle cinque priorità indicate dal ministro Fazio, qual è il suo giudizio?
Per quanto riguarda i punti nascita, argomento che a me come ginecologo sta a cuore, credo che sia veramente difficile scardinare un sistema e dire che chi ha meno di mille nascite l’anno non garantisce la sicurezza. Le donne devono esigere i requisiti di base garantiti da più personale e da più investimenti. Gli ospedali andrebbero mappati per verificare se quelli che non hanno mille nascite all’anno garantiscono la sicurezza e quindi, per intendersi, la continuità della guardia, la neonatologia, i ginecologi, gli anestesisti, un laboratorio d’analisi. Se la risposta è affermativa, se queste strutture garantiscono la sicurezza, al di là dei numeri questi ospedali devono restare aperti. Le norme di sicurezza si garantiscono con la qualità del servizio offerto e non solo con i numeri.
Proseguendo con il “programma” di Fazio cosa mi dice sull’intramoenia?
I medici dovrebbero garantire una continuità lavorativa al Ssn, non andare in conflitto d’interessi e non lasciare la struttura pubblica di corsa per lavorare in una clinica privata. Questo, ovviamente, dopo aver garantito ai medici un salario in linea con quello degli altri Paesi europei e che tenga conto degli obiettivi raggiunti, perchè un medico che produce tanto anche in termini di utili per l’azienda deve essere pagato adeguatamente. Un medico che rispetta gli standard qualitativi e non solo numerici, che riesce a centrare gli obiettivi prefissati dalla direzione generale seppur con un numero di errori “fisiologici”, deve essere pagato adeguatamente perchè consente all’azienda di avere un utile.Ecco, una volta stabiliti questi principi, e una volta creati gli spazi adeguati nelle strutture per fare l’attività, i medici dovrebbero decidere se restare nel Ssn o se fare attività privata .
A questo punto le chiedo delle liste d’attesa.
Per quanto riguarda le liste d’attesa occorrerebbe sbloccare il turn-over. Se non investiamo in sanità, come ha fatto il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in un momento di grande crisi, invece di fare dei tagli, è difficile eliminare le liste d’attesa. Occorre sostituire almeno una parte dei medici che sono andati in pensione, che sono morti, che hanno scelto la sanità privata. Altrimenti, anche qui, il ragionamento è puramente demagogico. Per eliminare le liste d’attesa i medici che ci sono dovrebbero lavorare nel pubblico, ma anche questo non basterebbe perchè bisognerebbe anche sostituire parte dei quelli che sono andati in pensione. Solo così si potrebbe far fronte alle liste d’attesa.
Cosa pensa delle farmacie dei servizi?
Ritengo che considerare la farmacia come l’ultimo anello del Ssn, quindi un luogo dove si fa distribuzione del farmaco, dove si può prenotare una visita, pagare il ticket, ma anche fare le indagini chimico-cliniche va bene. Il Sistema nazionale della distribuzione del farmaco, pur essendo tra quelli meglio organizzati, va però potenziato. Dico questo perchè da un lato abbiamo la lobby dei farmacisti, e in Senato la riforma di Tomassini e Gasparri privilegia questa lobby, dall’altro abbiamo il partito democratico che ammicca alla grande distribuzione attraverso la Coop e Auchan per quanto riguarda le parafarmacie.Sono convinto che dobbiamo andare incontro all’interesse del cittadino, il quale chiede che le farmacie funzionino. Quelle ospedaliere non funzionano perchè richiedono troppo personale che non c’è, quindi affidare alle farmacie altri compiti in grado di avvicinare il Ssn al cittadino è sicuramente una cosa encomiabile. Però c’è un rovescio della medaglia: la deregulation che chiamano in modo artefatto liberalizzazione. Non c’è da liberalizzare niente e deregolamentare il sistema è pericoloso. Noi abbiamo la figura del “grande farmacista” che deve essere rivalutata perchè è quello che ti dà il consiglio, che ti spiega esattamente come va assunto il farmaco, che ti dà tranquillità e sicurezza.Le farmacie certamente devono cambiare: la presenza sul territorio deve essere più capillare, ogni tremila abitanti, dovrebbero esserci in tutte le stazioni, aeroporti e porti, ma anche nelle catene dei supermercati a patto che siano vere farmacie.Sono d’accordo inoltre nella distribuzione di piccoli dosaggi di farmaci, due compresse che non creano sovradosaggio, per mal di testa, per la nausea, per il mal d’auto negli autogrill e magari anche nelle tabaccherie. Ma sono contrario ad una deregolamentazione selvaggia perchè esporrebbe un sistema fra i più validi al mondo a rischio di sfascio.
Ultimo punto, rischio clinico.
Una mia proposta di legge riguarda proprio la responsabilità professionale. In Italia e in pochi altri Paesi al mondo il medico viene processato penalmente, come se fosse un rapinatore o uno stupratore, solamente per aprire la strada ad un rimborso rapido. Non ho mai visto medici che finiscono in prigione anche se hanno sbagliato. È evidente dunque che il paziente utilizza la denuncia penale per ottenere più facilmente il risarcimento. Il problema è garantire un risarcimento rapido al paziente che ha subito un danno, oltre a restituire l’onorabilità al medico che non ha sbagliato. Perchè le sentenze penali dimostrano come soltanto un medico su tre, tra quelli denunciati, viene condannato. Mentre gli altri due, quindi il 66% circa, vede lesa la propria onorabilità, magari anche sui giornali, per troppo tempo prima che gli venga riconosciuta l’innocenza. A questo punto occorrerebbe creare una corsia preferenziale per chi pensa di aver subito una mal practicein sanità e poi togliere il giudizio penale in quanto, lo ripeto, non si è mai visto un medico finire in prigione. Obiettivo, dunque, priorità al risarcimento civile.
Stefano Simoni

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