Benvenuto sul mio blog

Ecco il modo più semplice per conoscermi!

giovedì 15 gennaio 2009

Uscire dall’ambiguità


Sono ormai trascorsi quasi 5 anni dall’entrata in vigore della Legge 40 e credo fosse doveroso, per il mondo politico, tirare le somme e promuovere una verifica della “bontà” della Legge voluta dall’intreccio PDL-UDEUR nel 2004. Per questo motivo abbiamo organizzato, il 12 e 13 gennaio scorso, il convegno internazionale “Legge 40 e turismo riproduttivo: vale ancora la pena?”.
Abbiamo sentito, in veste di rappresentati istituzionali della popolazione italiana, questa esigenza, nell’interesse esclusivo dei cittadini e di quelle coppie italiane che aspirano legittimamente alla genitorialità. L’abbiamo fatto, come per il federalismo o per il nucleare, senza preconcetti, con quel pragmatismo che è nel nostro DNA; invitando esponenti del mondo cattolico e del mondo laico, politici, opinionisti e scienziati di tutti i Paesi. Dall’Australia agli Stati Uniti, all’Europa intera. Li abbiamo invitati affinché rendessero pubblici i dati derivanti dai rispettivi registri nazionali, per promuovere una discussione in cui la forza dei numeri sostituisse lo scontro ideologico.
I risultati sono stati quelli che, in cuor mio, ma senza evidenza scientifica, immaginavo: incremento vertiginoso dell’ “esilio” riproduttivo (almeno del 200% secondo i dati riportati dal sen. Ignazio Marino); riduzione dei tassi di gravidanze; triplicazione del numero di gravidanze trigemellari. A tal riguardo è emerso che il costo sociale di ciascun parto gemellare ottenuto attraverso la PMA è 10 volte maggiore, sia negli USA che in Australia, rispetto a quello relativo alle gravidanze singole. L’equivalente di 350 mila dollari negli USA, per le complicanze legate alla prematurità ed immaturità del nascituro, senza contare quelle materne! Per ovviare al fenomeno dell’elevato tasso di mortalità neonatale – vedi postumi gravi irreversibili e permanenti dei neonati sottopeso – ma anche per ridurre i costi sociali che il transfer (impropriamente definito “impianto”) di tre embrioni comporta, alcuni Paesi, tra cui il Belgio e la Gran Bretagna, hanno recepito le direttive delle società scientifiche: transfer massimo di due embrioni. In Belgio, addirittura, il Sistema Sanitario Nazionale e le assicurazioni non rimborsano il trattamento se viene “impiantato” più di un embrione: un solo embrione ma selezionato!
Queste sono le risposte che il mondo scientifico interpellato ha dato ai nostri quesiti. Durante il convegno è inoltre emerso il problema – tutto italiano – degli embrioni abbandonati: almeno 3415, quelli censiti dall’Istituto Superiore di Sanità, senza contare quelli “dimenticati” da coppie non più rintracciabili ma di fatto abbandonati. Un numero elevatissimo che gli esperti stimano tra 5000 e 8000.
È nata così la proposta di legge di mia iniziativa, per regolamentare quella che noi abbiamo definito “adozione precoce”. Un progetto di vita che si contrappone ad una morte certa. Nel freddo e nel buio. Sappiamo bene che non tutti quanti gli embrioni diventeranno i bambini che con il loro sorriso potranno rendere felici quelle coppie italiane che ne faranno richiesta. Sappiamo che alcuni non supereranno il freddo; altri non saranno “sicuri”, poiché qualche centro avrà smarrito (credo onestamente pochi) le indagini preliminari che, anche prima dell’avvento della Legge 40, venivano richieste dalle coppie che accedevano ad un programma di PMA. Ma perché gettare nel dimenticatoio e condannare a morte certa anche quegli embrioni che invece potrebbero sopravvivere?
Questi sono i fatti. L’Italia dei Valori, come più volte espresso e ribadito nella scorsa campagna elettorale, è un partito che, pur riconoscendo le importanti radici cattoliche dei cittadini italiani, è a favore della libertà di culto, nella difesa dei valori e dell’identità storico/religiosa del nostro Paese. L’Idv è quindi contraria alla “morale di Stato”. Crediamo che in tema di aborto, di legge 40, di fecondazione eterologa, ciascun individuo abbia tutta la libertà di scelta, dovendo render conto solo alla propria coscienza e al proprio Dio. Ma non allo Stato. Lo Stato ha il solo dovere di vigilare con norme, leggi e sanzioni che tutto avvenga nel rispetto della salute delle donne. Senza intervenire, però, sulle scelte di ognuno.
Circa gli “embrioni orfani”, riteniamo ipocrita l’atteggiamento di questo Governo che consente la sperimentazione, in Italia, su linee cellulari provenienti da cellule staminali di origine embrionale di provenienza estera e non autorizza invece, per lo stesso scopo, quegli embrioni di origine italiana che giacciono da anni in qualche laboratorio in attesa di non si sa bene quale destino. Il mondo scientifico lamenta di essere relegato a fare il “lavoro sporco” e questo, da cittadino italiano, mi crea non poco disagio.
Certo, sinceramente, avrei auspicato un più ampio ventaglio di scelte. Nel consenso informato, firmato allora dalle coppie che si accingevano a sottoporsi ad un trattamento di PMA, mi sarebbe piaciuto avere la voce che prevedeva – dopo avere realizzato il progetto familiare – l’impiego degli embrioni residui nel campo della ricerca scientifica.

Nessun commento:

Posta un commento