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lunedì 27 aprile 2009

Crisi Economica

Idv: un'opposizione propositiva

È di queste ore il dato allarmante diffuso dall’Istat sulla situazione economica degli italiani. I dati - che si riferiscono ad un periodo precedente all’attuale crisi economica - fotografano una nazione già in difficoltà, in cui le ricchezze sono mal distribuite e nella quale circa 2,5 milioni di famiglie vivono al di sotto della soglia di povertà. E’ chiaro che, con queste premesse, le condizioni del Paese non potevano che peggiorare in un contesto, quale quello attuale, in cui la crisi coinvolge tutto il pianeta. Il potere d’acquisto dei cittadini italiani diminuisce di giorno in giorno, i consumi si riducono e le famiglie sono sempre più povere, al Sud più che al Nord, ed è urgente la necessità di trovare una soluzione. E’ la prima volta che dal dopoguerra entrano in crisi tutte le imprese del mondo e di tutti i settori. Nessun gruppo dirigente si è mai dovuto cimentare con una crisi del genere, per cui non esistono esperti, né terapie certe. E’ comunque urgentissimo far sì che gli italiani riprendano il potere d’acquisto che hanno perduto negli ultimi anni e, certamente, non solo attraverso la detassazione degli straordinari, come suggerito dal Governo!
E allora credo che si debbano intraprendere altre strade, si dovrà intervenire sul lavoro prima e sui redditi poi, ma non attraverso nuove tasse!
Estendere, ad esempio, gli ammortizzatori sociali, senza limitarsi al solo assegno di disoccupazione, attraverso accordi - fra Governo e Sindacati, tra imprese e Regioni e tra Governo e particolari settori produttivi – di cassa integrazione in deroga, cioè anche per quei settori che normalmente non la prevedono. Prolungare il periodo della cassa integrazione ordinaria a 24 mesi. Mantenere tutti i lavoratori dipendenti nel circuito produttivo evitando i licenziamenti. Tutto questo non è demagogico, è possibile se lo Stato viene incontro alle diverse esigenze! Ad esempio se in un’azienda c’è un esubero del 50% del personale si potrebbero ridurre del 50% le ore a tutti i dipendenti e non licenziare la metà dei lavoratori. Mandare a casa un operaio, infatti, significa allontanarlo definitivamente dal circuito produttivo, disperdere una professionalità preziosa ed una esperienza maturata nel tempo. Significa alimentare il lavoro nero.
Lo Stato può andare incontro alle aziende in crisi anche attraverso un abbattimento degli oneri contributivi, da attuare in maniera proporzionale alla percentuale del personale che le imprese non possono più sostenere. Ed ancora, si potrebbe consentire il pagamento dell’IVA al momento dell’incasso e non all’emissione della fattura, come oggi avviene.
Restituire al cittadino il fiscal drag, cioè quel plus pagato attraverso le imposte, ma derivante esclusivamente dall’aumento della pressione fiscale. Solo così, rendendo al lavoratore quella parte del prelievo fiscale che deriva dalla crescita monetaria, ma non certo dall’aumento del suo reddito reale, si tutelerebbero le fasce economicamente più deboli della società.
Ed ancora, intervenire in maniera seria sul credito al consumo congelando ad esempio per un anno tutti i debiti che le famiglie italiane hanno contratto con le banche per acquistare un’auto, ristrutturare la casa, comperare elettrodomestici, per poi renderlo ad un tasso ragionevole e che non superi quello del mutuo-casa.
Questo Governo dovrebbe rendersi conto che il problema, sempre crescente nel nostro Paese, è rappresentato proprio da quei crediti bloccati e deteriorati relativi a prestiti personali, vendite rateali, cessione del quinto dello stipendio, che mettono alla gogna migliaia di cittadini che diventano per le banche cattivi pagatori solo perché licenziati o cassintegrati.
La prima causa di indebitamento degli italiani – indebitamento cresciuto dal 2002 al 2007 del 93%, con punte, come quella raggiunta nella provincia di Napoli, del 113% - è dovuta all’inasprimento dei tassi di interesse sui mutui immobiliari, e la seconda all’aumento del credito al consumo dei beni durevoli, ma anche di consumo intermedio (telefonini, computer, vacanze).
Adesso è arrivato il momento di aiutare il Paese a reagire e far fronte alla crisi. E non basterà certo una social card! Si calcola che in Europa vi saranno 6 milioni di nuovi disoccupati.
E’ cruciale per lo Stato aiutare le famiglie e sostenere le imprese perché sono le imprese che danno il lavoro. E’ facile per il Governo dire “consumate di più che si risolleva l’economia”. Noi dell’Idv siamo per una produttività che favorisca il consumo e non per un consumo finalizzato alla produttività.

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