Ognuno è libero di cenare con chi vuole. Può farlo nella propria casa, in un ristorante, a casa di comuni amici. Come e quando vuole. La libertà dell’individuo è sacrosanta, questo è quello che penso ed è da sempre un mio valore irrinunciabile.
Mi suona quanto mai strano però – permettetemelo - che proprio alla vigilia dell’esame del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale (inizierà probabilmente il 6 ottobre prossimo), due giudici della Suprema Corte, il Ministro della Giustizia Alfano (appunto!), il Premier Berlusconi in compagnia dei Presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato si ritrovino a cena, amichevolmente, insieme.
E allora mi chiedo come apparirebbe agli occhi dei cittadini un arbitro che la sera prima di una partita si trovasse a cena con il capitano di una delle due squadre che disputeranno la gara? Oppure come giudicherebbero un membro di commissione di un concorso, che la sera prima dell’esame si trovasse a cena con uno dei candidati? Potrebbero essere amici a prescindere, è vero, ma allora quello stesso giudice di gara credo dovrebbe esimersi dall’arbitrare una partita in cui sia coinvolto un suo amico, e quello stesso “commissario” dovrebbe lasciare il giudizio sul candidato/amico a qualche altro collega. Tutti sarebbero d’accordo su questo, ne sono certo. E allora perché certe regole valgono solo per i “comuni mortali” ma non per la Casta che è al Governo? E non certo per il nostro Presidente del Consiglio al quale ormai sembra permesso tutto?
E’ questo il punto che voglio ribadire e sottolineare, ed è questo che l’Italia dei Valori ha evidenziato nel question time alla Camera il 1° luglio: un magistrato che conosce l’imputato di un processo, dovrebbe astenersi dal giudicarlo perché potrebbe incorrere, anche in buona fede, in un giudizio influenzato dai vincoli di amicizia ed affetto. Per questo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere con forza che i due giudici che erano a cena con il Presidente Berlusconi si dimettano dalla Corte o quanto meno non partecipino al giudizio già in parte annunciato. E’ una questione di decenza che eviterebbe che nella nostra cara Italia anche il prestigio e l’autorevolezza della Consulta venga infangato da una classe politica a cui è consentito tutto e di cui i cittadini italiani non ne possono più!
Mi suona quanto mai strano però – permettetemelo - che proprio alla vigilia dell’esame del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale (inizierà probabilmente il 6 ottobre prossimo), due giudici della Suprema Corte, il Ministro della Giustizia Alfano (appunto!), il Premier Berlusconi in compagnia dei Presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato si ritrovino a cena, amichevolmente, insieme.
E allora mi chiedo come apparirebbe agli occhi dei cittadini un arbitro che la sera prima di una partita si trovasse a cena con il capitano di una delle due squadre che disputeranno la gara? Oppure come giudicherebbero un membro di commissione di un concorso, che la sera prima dell’esame si trovasse a cena con uno dei candidati? Potrebbero essere amici a prescindere, è vero, ma allora quello stesso giudice di gara credo dovrebbe esimersi dall’arbitrare una partita in cui sia coinvolto un suo amico, e quello stesso “commissario” dovrebbe lasciare il giudizio sul candidato/amico a qualche altro collega. Tutti sarebbero d’accordo su questo, ne sono certo. E allora perché certe regole valgono solo per i “comuni mortali” ma non per la Casta che è al Governo? E non certo per il nostro Presidente del Consiglio al quale ormai sembra permesso tutto?
E’ questo il punto che voglio ribadire e sottolineare, ed è questo che l’Italia dei Valori ha evidenziato nel question time alla Camera il 1° luglio: un magistrato che conosce l’imputato di un processo, dovrebbe astenersi dal giudicarlo perché potrebbe incorrere, anche in buona fede, in un giudizio influenzato dai vincoli di amicizia ed affetto. Per questo abbiamo chiesto e continueremo a chiedere con forza che i due giudici che erano a cena con il Presidente Berlusconi si dimettano dalla Corte o quanto meno non partecipino al giudizio già in parte annunciato. E’ una questione di decenza che eviterebbe che nella nostra cara Italia anche il prestigio e l’autorevolezza della Consulta venga infangato da una classe politica a cui è consentito tutto e di cui i cittadini italiani non ne possono più!
Sei un grande!!!! Signorile, preciso, duro, tagliente, sicuro, come dovrebbero essere tutte le fonti di denuncia! Grazie per la qualità degli interventi ed alla prossima
RispondiEliminaDalla Chiesa diceva «Un amico con cui hai avuto un rapporto di affari, di ufficio, ti dice, come per combinazione: "perché non andiamo a prendere il caffè dai tali". Il nome è illustre. Se io non so che in quella casa l'eroina scorre a fiumi, ci vado e servo da copertura. Ma se io ci vado sapendo, è il segno che potrei avallare con la sola presenza quanto accade.»
RispondiEliminaAM