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lunedì 15 marzo 2010

Cure palliative: una legge a metà.

E’ trascorso più di un anno da quando è iniziato l’esame del testo sulle cure palliative e la terapia del dolore in Commissione Affari Sociali, e solamente il 9 marzo scorso siamo riusciti a dare forma, attraverso il voto unanime dell’Assemblea a questo importante provvedimento. Sono felice – non lo posso negare – che l’Italia abbia finalmente una legge ad hoc su questo delicato tema, ma non posso neanche negare che l’approvazione di questa norma - che, peraltro, ci viene chiesta dall'Europa con l'articolo 4 della risoluzione n. 1649 - lascia non poco amaro in bocca. Purtroppo si tratta – e non è la prima volta che accade con questo Governo – di una legge a metà. Una legge che si pone obiettivi ammirevoli ma che non mette in campo le risorse necessarie per raggiungerli.
Al Senato, infatti, era stata di fatto sancita la differenza – tanto sottolineata da noi dell’Italia dei Valori nella discussione a Montecitorio – tra cure palliative e terapia del dolore, prevedendo nel nuovo testo due distinte reti che dovranno andare a radicarsi sul territorio, ma stanziando le stesse identiche risorse finanziarie che erano già previste dal precedente testo e che erano, già allora, irrisorie.
E’ probabile che le cure palliative e la terapia del dolore non siano una priorità di questo Governo. Ma è certo che le cure palliative e la terapia del dolore interessano milioni di italiani. Non solo quelli che si trovano nella fase terminale della vita e che desiderano soltanto trascorrere i loro ultimi giorni senza l’incubo del dolore ma anche coloro che soffrono di malattie croniche (25% della popolazione), di patologie non mortali ma permanenti che sono causa di dolore ma che non possono essere risolte. Penso, ad esempio, alle patologie femminili come l’endometriosi, ma anche all’osteoporosi, al diabete, all’artrite reumatoide, alla cefalea, alla fibromialgia che sempre più spesso colpiscono la popolazione femminile più che quella maschile, e penso anche al parto: in Italia, l’analgesia epidurale è offerta soltanto da 16% delle strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate, a fronte di una richiesta che supera il 90% e che è sancita dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) .
Ma quando si parla di terapia del dolore e cure palliative non posso non pensare ai minori che sono interessati – purtroppo – a questo tipo di trattamento medico. In Italia – a fronte di 250mila malati in fase terminale che necessitano di cure palliative - ci sono 11/12mila neonati, bambini ed adolescenti affetti da malattie inguaribili e terminali che necessitano di cure palliative pediatriche.
Inoltre in questo provvedimento, purtroppo, resta ancora assente l’obbligatorietà della presentazione di un progetto per ottenere fondi volti alla creazione di hospice in tutto il territorio nazionale. Tutte le Regioni italiane, infatti, dovrebbero a mio avviso essere obbligate per legge a presentare un progetto per la realizzazione di una o più strutture specializzate in cure palliative nel loro territorio, o ad adeguare ed adattare le strutture esistenti alla necessità di garantire ai cittadini a questo tipo di cure, in questo modo si eviterebbe la grossa disparità tra Nord e Sud Italia – lo sviluppo a macchia di leopardo - che investe il settore sanitario molto più e molto più gravemente di altri settori.
A questo proposito basta ricordare che in Italia oggi esistono 147 hospice: 50 si trovano in Lombardia, 4 in Sicilia e nessuno in Abruzzo.
Il testo che abbiamo approvato, dunque, deve essere considerato, solamente un primo, primissimo passo in direzione di una vera legislazione in materia di cure palliative e terapia del dolore. Una sorta di “linea guida” per quello che dovrà essere il reale sviluppo della rete di hospice in Italia.
Auspichiamo che questa norma possa essere migliorata, anche attraverso gli impegni presi dal Governo nell’approvare i nostri ordini del giorno, e noi dell’Italia dei Valori vigileremo affinchè questo avvenga e affinché sia tutelato il diritto alla salute di tutti i cittadini italiani.

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