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giovedì 20 gennaio 2011

Sole 24 Ore: errore o premeditazione?

Sul giornale on line Affari Italiani il 29 novembre 2010 è apparsa una lettera di un'azionista del Sole 24 Ore Spa, in cui «contesta, bilanci alla mano, gli errori di gestione del gruppo. Dall'Ipo, alle acquisizioni, alle scelte editoriali»;


il prospetto informativo di un IPO (Initial public offering) è un documento che fornisce le informazioni necessarie «affinché gli investitori possano pervenire a un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria e sull'evoluzione dell'attività dell'emittente nonché sui prodotti finanziari e sui relativi diritti»;


in linea di massima, si può ritenere che l'IPO sia un documento ispirato al rispetto dei principi di buona fede e correttezza, che consenta una consapevole formazione della volontà contrattuale da parte dell'investitore, favorendo lo sviluppo di un clima di fiducia nel mercato finanziario da parte del pubblico dei risparmiatori-investitori;all'epoca della quotazione in borsa del Sole 24 Ore (Il semestre 2007), il presidente del consiglio di amministrazione era il cavalier Giancarlo Cerutti che alla vigilia dell'evento assicurava che «il titolo Sole 24 Ore ha l'obiettivo di rappresentare un investimento tranquillo, solido, anche per investitori di lungo periodo, perché basa la propria forza sulla cultura dei fatti e dei risultati»;


l'Ops (offerta pubblica delle azioni) del titolo venne curata da Mediobanca di cui lo stesso cavalier Cerutti era azionista aderente al patto di sindacato e membro di diversi organi sociali (prima del consiglio di amministrazione e poi del consiglio di sorveglianza);


non vi era stato debutto in borsa negli ultimi due anni che avesse avuto un tasso relativamente così basso di sottoscrizione da parte degli istituzionali;


in occasione della quotazione del Sole 24 Ore è stata rilevata un'assegnazione anomala delle azioni fra investitori istituzionali e piccoli risparmiatori. In particolare, si sono spostate azioni dal book degli istituzionali ai piccoli risparmiatori, a cui sono state travasate 7 milioni di azioni in più;
all'epoca, l'intervallo di prezzo dell'Ops del Sole 24 Ore (5,75-7,00 euro) fu ritenuto di dubbia congruità: Morgan Stanley, una delle più importanti banche d'affari del mondo, sostenne che «per rendere attraente il titolo sarebbe necessario collocarlo ad un prezzo vicino ai 4 euro» (sarà poi quotato a 5,75 euro);


l’andamento di tutti i comparable - e cioè gli altri titoli editoriali quotati - nel periodo dall’apertura alla chiusura dell’IPO, ossia dal 3 settembre 2007 al 30 novembre 2007, era improntato al ribasso e facciamo qualche esempio: RCS da 4,1 euro a 3,17 euro, il Gruppo Editoriale l’Espresso da 3,72 euro a 3,15 euro, Caltagirone Editore da 5,65 euro a 4,52 euro, Mondatori Editore da 6,96 euro a 5,71 euro;


ciò avrebbe dovuto indurre, diligentemente, in tutela dei risparmiatori, a fissare il prezzo al di sotto del valore minimo della forchetta inizialmente individuata, ma non fu fatto;


il primo giorno di quotazioni, quando il Sole 24 Ore arrivò a perdere l’8%, furono scambiati 8 milioni di pezzi pari al 23% dei titoli in circolazione. Il secondo giorno di quotazioni, il titolo chiuse in negativo a 5,47 euro (-2,32%). Dopo 2 giorni la perdita fu di quasi il 5%. Tutto ciò nonostante al momento di chiusura del collocamento non fossero sopraggiunte notizie negative sulla società;
in seguito si è assistito ad una continua discesa del titolo che, a dispetto di tutti gli indici e panieri di riferimento, nella prima settimana di dicembre 2010 ha toccato l'ennesimo minimo storico (-80 per cento dalla quotazione);


con l'Ops (Offerta di pubblica sottoscrizione) sono stati raccolti 210 milioni di euro, ma nei 42 mesi successivi il gruppo ne ha bruciati circa 203 milioni (in altri termini ed a parità di condizioni, senza i soldi raccolti dai piccoli risparmiatori, la società sarebbe andata in default);


durante il periodo nel quale il gruppo è caduto nella peggiore crisi economica della sua storia, lo stesso è stato abbandonato senza guida operativa. Infatti, il 14 dicembre 2009 l’allora Amministratore Delegato Claudio Calabi ha rassegato le dimissioni per accettare incarico in un’altra società e tale carica è rimasta scoperta fino a marzo 2010, cioè per ben 3 mesi;


alcuni dubbi si possono sollevare sulle condizioni e la gestione di alcune operazioni rilevanti: per esempio il 10 settembre 2008, in piena crisi finanziaria, quando le società venivano comprate ad una frazione del patrimonio netto, il gruppo acquisisce il 70% della Esa Software Spa: valutata in 60,4 milioni di euro, ma aveva un patrimonio netto tangibile negativo. Inoltre, un soggetto collegato al venditore è titolare dei contratti di locazione per gli immobili nei quali è svolta in via esclusiva l’attività; il consiglio di amministrazione grava per quasi 400 mila euro l’anno e risulta composto da ben nove membri;


nell’anno precedente la quotazione (2006) il gruppo editava il maggior quotidiano economico d'Europa, fatturava 511 milioni di euro ed aveva 1.505 dipendenti. Al 30 settembre 2010, il fatturato crolla a 351 milioni di euro ed i dipendenti diventano 2.202;


non possiamo non rilevare che dopo il ciclo economico negativo, nel 2010 tutti gli editoriali (RCS Mediagroup, Gruppo Editoriale l’Espresso, Caltagirone Editore, Mondatori Editore) sono tornati in utile, il Sole 24 Ore spa, solo nel terzo trimestre, ha invece perso 13 milioni di euro e ne brucia altri 7,5 di liquidità;


il gruppo presenta alcune aree (Radio e Corporate) di business cronicamente deficitarie. Tale circostanza può risultare accettabile solo in un’ottica di gestione associativa-mutalistica (come era prima della quotazione del Sole 24) e non di apertura al mercato ed ai piccoli risparmiatori;
in ultimo, si segnala, l’anomalo aumento di alcune voci di costo, come le consulenze e le collaborazioni che nel 2009 hanno raggiunto i 30 milioni, senza che dai documenti contabili sia possibile risalire al dettaglio di tali voci. Allo stesso modo non è esposta la totalità degli emolumenti corrisposti per cariche sociali in tutte le società controllate;


a tutto questo si aggiungono le preoccupanti tensioni nei rapporti sindacali della società.


Vorrei ricordare alcuni dati affinché si possa bene inquadrare la situazione che vede il crollo in borsa del titolo Il Sole 24 ore, cui tanti risparmiatori hanno dato fiducia. Per l’esattezza si tratta di 27mila piccoli risparmiatori che hanno acquistato il titolo il 19 novembre 2007 cui hanno fatto seguito altre migliaia di cittadini che hanno creduto di fare un buon investimento quando il valore del titolo risultava più appetibile.
Sappiamo bene che le operazioni in borsa sono a rischio, ma sappiamo anche bene che è necessaria la trasparenza, la corretta informazione ed una giusta collocazione del titolo all’atto della sottoscrizione.
E passo ad alcuni dati:
a) i crediti a bilancio sono calati di circa 29,5 milioni di euro (+ 1,85% rispetto al calo nello stesso periodo del 2009);
b) i proventi finanziari sono calati del 60%;
c) gli investimenti in attività materiali sono calati di oltre il 50%;
d) sono state cedute imprese controllate per 1,2 milioni e il risultato netto ha segnato una perdita di 24,6 milioni di euro, è cioè aumentata dell’11,64%;
e) i ricavi del quotidiano, Sole 24 Ore, risultano in calo 8,2%;
f) la raccolta pubblicitaria è in netta flessione;
g) il numero delle copie del quotidiano economico registra una riduzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari al -7,8%. Si tratta cioè di alcune decine di migliaia di copie, mentre gli abbonamenti hanno subito una contrazione di oltre il 27%.

Tutti questi dati sono estremamente allarmanti, non fanno trasparire niente di roseo per il futuro ed alimentano, nell’opinione pubblica, un atroce sospetto e cioè che lo svilimento del titolo era forse già programmato per fare cassa a danno del parco buoi dei piccoli investitori, forse per strapagare acquisti di aziende decotte in mano ad amici. Il sospetto è fortissimo e purtroppo il Testo Unico della Finanza (TUF) lascia irrisolte alcune questioni importanti o le risolve in modo inefficace, e faccio riferimento all’irrisorietà e all’inutilità delle pene e delle sanzioni che si applicano a chi truffa i risparmiatori.
Purtroppo la CONSOB, con la precedente gestione Cardia, non ha garantito i risparmiatori, ha omesso la vigilanza e si è macchiata di collusione. È indispensabile, Onorevole Ministro, che si inauguri una nuova era, per una migliore e più efficace tutela dei risparmiatori e per evitare altri crack finanziari come quelli avvenuti negli scorsi anni che hanno mandato in fumo i risparmi di una vita di migliaia di cittadini.
Negli ultimi 10 anni sono stati colpiti più di 1.200.000 cittadini con perdite e raggiri per complessivi 51,8 miliardi di euro.
Il Prof. Giavazzi ha scritto sul Corriere della Sera che:“Il mercato finanziario è il luogo in cui si incrociano le esigenze di finanziamento delle imprese e il risparmio delle famiglie” e siamo pienamente d’accordo. Occorre, perciò, che la CONSOB tuteli davvero gli interessi dei risparmiatori, vietando la quotazione in borsa di società fittizie o non meritevoli, che vengono quotate ad un prezzo alto e poi si ritirano dal mercato quando il prezzo scende.

Sig. Sottosegretario, Lei sa bene che il risparmio rappresenta il motore necessario all’avviamento globale del sistema finanziario e industriale, e pertanto va tutelato e protetto. La perdita di fiducia degli investitori blocca gli investimenti e paralizza l’economia. Sig. Sottosegretario, la tutela del risparmio va ricercata nella trasparenza e nel comportamento delle imprese. Le ricordo che il DL num 95 del 1974, che istituisce la CONSOB, prevede all’articolo 1 che il Ministro del Tesoro può formulare le proprie valutazioni alla commissione informando il parlamento, ed è questo che noi chiediamo a Lei, affinché non si manifestino più casi di omessa vigilanza come documentato nella disastrosa e pregressa esperienza Cardia.
Fatte queste premesse, con la presente interpellanza l’Italia dei Valori chiede al Ministro se è a conoscenza dei fatti esposti, quali siano le sue valutazioni e quali iniziative intende adottare al fine di garantire i piccoli risparmiatori evitando il ripetersi di episodi di operazioni truffaldine nei loro confronti come nelle vicende delle società Cirio, Parmalat ed altre, in considerazione di quanto stabilito dall'articolo 1 del decreto-legge n. 95 del 1974.

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